martedì 17 dicembre 2013

La gallina ingorda che predica il digiuno

Finalmente anche l'Italia ha il suo Jean Clair. Un giovane giornalista, infatti, ha dato alle stampe un pamphlet nel quale "traduce" in italiano le ultradecennali teorie dell'accademico di Francia. Ma chi è questo nuovo guardiano della tradizione e dell'etica in ambito artistico? Ex-direttore di un settimanale culturale riconducibile a Marcello Dell'Utri, fallito miseramente lasciando a casa la redazione dalla sera alla mattina, ex-presidente di un neonato museo (dalla presidenza del quale è stato cacciato dopo aver provocato un buco di bilancio milionario). ex-consigliere di un geniale ex-ministro dei Beni Culturali (tra i promotori di Mario Resca, ex manager McDonald's poi elevato a Deus ex machina dei Beni Culturali italiani), pupillo del Vecchio Sgarbone, critico improvvisato (grazie alla collaborazione con una di quelle "chiacchierate"gallerie" che hanno letteralmente massacrato il sistema arte italiano con finalità puramente commerciali. Se non di peggio…), ora presidente (ancora per poco, si spera) di un'importante centro culturale nel quale ospita (gratuitamente ed a spese dei contribuenti, mai sue) meeting della fondazione di Maria Stella Gelmini nonché mostre (sempre a spese dei cittadini, mai sue) di coloro che lo hanno sdoganato come critico; fondazione già in deficit, per gestire la quale il nuovo Messia ha dilapidato centinaia di migliaia di euro in spese di rappresentanza (alberghi a 5 stelle, ristoranti pluristellati, voli in business, auto blu e quant'altro. Naturalmente tutto a sbafo, ça va sans dire) e per realizzare mostre fallimentari di amici e amici-degli-amici (eutanasia di un ente pubblico). Senza contare la sua corte di olgettine spacciate per storiche dell'arte, in barba alla povera mogliettina… Come dire: predicare bene e razzolare male. Anzi peggio. Mi ricorda uno di quei predicatori americani che, mascalzoni patentati, campano predicando il Verbo a pagamento. Non a caso il geniale Roberto D'Agostino sul suo altrettanto geniale Dagospia lo ha definito "il presidente di ogni fondazione nella quale presta il suo inutile contributo". Inutile forse per la collettività, non certamente per lui, scroccone, parvenù (basta vedere come s'agghinda), mezza calzetta (non saprebbe distinguere Velazquez da Mondrian nemmeno se ci fosse scritto sotto) e faccendiere (berlusconiano di mestiere, ça va sans dire aussi). Ipocrita parassita: giù le mani da Jean Clair!